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WM1: Incontro Yu Guerra un pomeriggio di febbraio all'ufficio postale di via Mazzini, Bologna. Yu è un veterano della scena rock'n'roll cittadina. Scena che una volta, nemmeno troppi anni fa, produceva band a iosa. Band che avevano spazi e occasioni per suonare e sperimentare mentre oggi... Oggi Bologna affoga nella sua insperanzosa decadenza, decadenza che abbraccia untuosamente ogni settore. Le band che ci sono si fanno il culo e vanno avanti con ringhiosa dignità, perché ci credono. Come la band di Yu, che si chiama Yu Guerra! Il "valore aggiunto" dell'essere un gruppo è tutto in quel punto esclamativo, che potenzia il nome del singolo e lo trasforma in un grido. [Mi ci ritrovo pienamente: nello pseudonimo "Wu Ming 1", "1" sono io, "Wu Ming" è il punto esclamativo.] Yu Guerra!, figli del punk-rock proletario bolognese, quello che si fa fotografare sul ponte di via Matteotti, una vera e propria tradizione iconografica. Appoggiati al parapetto, levitando su un groviglio di binari e traversine, ci si sente working class heroes. "Veniamo dalla zona dietro la Stazione", cantavano gli Stab. "Stab", pugnalare. Yu mi parla di vecchi partigiani pugnalati dall'immemoria pubblica di questo stato-canaglia, reduci della Battaglia di Porta Lame incontrati dopo aver letto 54 e Asce di guerra, poi mi parla di Manituana. Quando ha letto il romanzo, Yu aveva pronta una canzone. Canzone e libro si sono fusi. Quando Yu la canta, mi dice, presta la voce a Joseph Brant. Torno a casa, visito il sito della band: ci linkano. Ci nominano. Scarico la canzone: è una rivalutazione dell'odio, contro tutti i buonismi imbelli. E' la rivendicazione del bisogno di un certo odio, per niente cieco, anzi, pensato a fondo. Non siamo distanti dall'elogio di una certa tristezza fatto da Elio e le storie tese nell'ultimo album, contro le felicità finte e coatte, le felicità-merce che rendono ebeti. Telefono a Ricky e mi spiega: "Nelle interviste, quando gli chiedono di nominare una band di riferimento, Yu risponde 'Wu Ming'. Per lui siamo musicisti." Perché no? Noi non abbiamo mai tracciato confini tra i diversi modi di raccontare storie. Al telefono decidiamo: Odio vero andrà su manituana.com. ODIO VERO WM5: C'è un nocciolo fondamentale nel rock'n'roll, sempre presente, sempre avvertibile. Passa dai solchi dei dischi ai discorsi dei fan, è una sensazione in fondo alla pancia. Non sono le valvole calde degli amplificatori (quello semmai è il cuore tecnico della faccenda) né lo stile di vita delle star, che ha a che fare, in fondo, con qualcosa di superfluo. Chi si lascia abbagliare dallo stile tralascia l'essenza. Il rock'n'roll parla sempre la stessa lingua, dice sempre la stessa cosa: anche in mezzo alla merda ce la faremo, baby. Un piccolo paradiso a portata di mano esiste, se sai lottare per averlo. Questo mi piace nella musica di Yu. Non è nient'altro che questo, e non è poco. YG: Notte fonda. Torno a casa reduce da un blitz della Guardia di Finanza dopo un nostro live. Accendo il computer, sfilo dalla tasca della camicia con la quale ho suonato il verbale redattomi dagli sbirri e, connesso al mio indirizzo di posta elettronica, trovo la grandiosa notizia che la band di scrittori Wu Ming dichiara di apprezzare Odio vero. Ho scritto il brano molto prima di leggere Manituana. Mi è uscito come un fiume in piena. L'elogio dell'odio come forma nobile di sopravvivenza in tempi ostili. Leggo Manituana, rimango folgorato, c'è lo sviluppo di tutti i concetti che nella canzone io posso solo accennare. Da allora quando canto, io sono il Mohawk che con la sua ascia di guerra frantuma il cranio al colono. - Da Yu Guerra! (collettivo di musicisti) a Wu Ming (band di scrittori) Dedicato a Joseph Brant e Philip Lacroix
03 March 2008 |
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