Il cappello del signor Campbell |
Al mercato di Covent Garden, per sedici scellini, il signor Campbell comprò un cappello di castoro da regalare a suo figlio. L'ambulante giurò che si trattava di castoro puro, niente pelo di coniglio mescolato in mezzo. In realtà non poteva saperlo. Aveva preso il cappello all'ingrosso, insieme a un sacco di altra merce, a casa di Greasy Harry, che viveva proprio dietro la piazza. Harry aveva due mocciosi che lavoravano per lui. Li aveva comprati all'inizio dell'inverno da uno spazzacamino che non sapeva più che farsene. Li aveva pagati una sterlina, ed era stato un buon investimento. I due avevano un talento speciale per i cappelli. Per un tricorno come quello del signor Campbell, che sembrava nuovo di zecca, ricevevano un pollo da sbafare per cena. L'importante era che sembrasse nuovo. Se fosse castoro puro o mezzo castoro, nemmeno Harry lo sapeva capire. Quando i due gli avevano rubato il cappello, il signor Devon stava comprando un sacchetto di arance da tirare a teatro. Aveva sentito la testa farsi più leggera, s'era girato di scatto ma, in mezzo alla folla di Drury Lane, nessuno fuggiva con l'aria del ladro. Nascosto dentro la gerla, sulle spalle di suo fratello, il piccolo Nathaniel aveva carezzato il feltro. Nemmeno tre giorni prima, il prezioso copricapo faceva bella mostra di sé nella bottega di Amber & sons, venduto al prezzo ragguardevole di una ghinea. Il signor Amber era famoso in tutta Londra per i suoi pezzi di castoro puro lavorato in Russia. I Russi avevano finito da tempo la materia prima, ma custodivano il segreto per produrre il feltro dalle pelli secche senza carotarle. Amber acquistava le pelli una volta all'anno dal signor Pond, un affiliato della North West Company. Pagava quindici scellini per il castoro grasso e diciassette per quello secco. Spediva in Russia le migliori pelli secche e teneva il resto per la sua fabbrica di Spitalfield. Almeno sei lavoratori a giornata, aiutati dalle mogli, ripulivano le pelli dai peli esterni, tosavano la lanugine, la trattavano col nitrato di mercurio. Purtroppo il carroting comportava sempre una perdita di qualità e la lana prendeva una netta sfumatura arancione. Un'alternativa era il castoro grasso, che non richiedeva quel passaggio, ma era comunque più scadente. La seconda alternativa era il segreto dei Russi, ma tra viaggio di andata, manodopera e ritorno, i pezzi di feltro finivano per costare tre volte tanto. Ai carotari, il signor Amber dava due scellini a giornata. Alle mogli, niente. Poi c'erano gli operai che pettinavano la lana sui tavoli traforati, la scaldavano a vapore, la bollivano nelle vasche di metallo. Asciugavano i pezzi sulle forme di legno, li passavano con la pomice, li indurivano con l'amido. Ogni mese il signor Amber pagava due ghinee agli operai specializzati, e qualche volta anche di più, per tenerli buoni, ché le loro mattane mettevano paura. A Montreal, i francesi che lavoravano per il signor Pond erano pagati poche sterline a stagione. Quella primavera, nel viaggio di ritorno da Fort William, s'erano dovuti spezzare la schiena più del solito, perché un paio di loro aveva lasciato la brigata per correre dietro a due squaw. Jacques Dupont e Anton Martin volevano cambiare vita. Basta con la bassa manovalanza, gli ingaggi, l'ernia, le scadenze. Basta viaggi di duemila miglia aggirando rapide e cascate con le canoe sulle spalle e quintali di pelli. Dupont e Martin volevano sposare un'indiana, avere figli métis, guadagnarsi il diritto di svernare con la tribù. Quella era vita. La vita di Bernard Seurac. Seurac viveva con gli indiani tutto l'anno. Al primo disgelo, caricava la sua canoa con un migliaio di pelli e in capo a cinque settimane tornava da Fort William con la mercanzia. Per ogni pelle secca pagava una libbra di polvere. Ce ne volevano sette per una coperta, quattro per un gallone di brandy, quattordici per un fucile, sedici per una libbra di pigmenti cinesi per il corpo. I prezzi erano appena più bassi per il castoro grasso, cioè la pelliccia indossata per un anno, ammorbidita dal sudore ma sciupata per l'uso. In quella stagione di caccia Guillaume Tekanstewhere aveva raccolto centoventi pellicce. Centoventi roditori che s'erano avvicinati alla trappola, attratti dall'odore del muschio impregnato di castoreum, il liquido che usciva dalle ghiandole dell'animale. Centoventi roditori annegati, le zampe bloccate nella morsa di ferro. Centoventi roditori che fiutarono l'aria e squittirono, nel loro torrente celeste, quando il signor Campbell consegnò a suo figlio un cappello di puro castoro per il suo compleanno.
05 February 2007 |
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